Contro i venti di Focara non servono  preghiere né voti

Sopra la porta d’ingresso di Fiorenzuola di Focara una lapide ricorda come i versi di Dante abbiamo fatto conoscere universalmente questo luogo bellissimo. 

Seguendo la strada che sale dopo la porta si arriva nel centro del piccolo paese fino ad un punto più alto a picco sul mare da cui immergere lo sguardo verso nord, verso sud e perdersi fino all’orizzonte dove si trova la costa croata. Il paesaggio che si apre alla vista del visitatore è sempre molto intenso, qualunque siano l’ora o le condizioni meterologiche in cui lo si visita: l’ alba, la nebbia, il mare in tempesta o la neve. 

Ma  Dante non parla del paesaggio, che non fa neppure da sfondo di un evento: Il vento di Fiorenzuola, che è vento del mare che corrode la costa e rende fragile la falesia che la ricopre, è qui una metafora che aiuta a visualizzare la gravità di un fatto; che in realtà è una profezia ed è quella raccontata nella tappa di Fano. Per questo possiamo dire che col nome di Fiorenzuola nel canto di Dante non  s'intende solo il paesino medioevale ma tutta quella parte di costa alta compresa fra Cattolica e Pesaro che per la sua configurazione non offriva alcun rifugio valido alle navi e che è sempre stata esposta ai diversi venti. E così come Dante non tratteggia il paesaggio di Fiorenzuola noi non possiamo parlare solo del paesaggio che si gode dal paese ma dobbiamo riferirci a tutta quell’area ricchissima di flora, fauna e bellezza che è il San Bartolo.

Il Natalucci ha affermato che i versi rivelano un'esperienza personale del  luogo perché rivelano la conoscenza di una peculiarità così specifica ed anche perché Dante accenna alle offerte e alle preghiere dei marinai che anche qui cercavano di proteggersi dalle furie delle onde con doni e  preghiere nelle chiesette della zona. Ma l'ipotesi di una presenza di Dante a Fiorenzuola, così come nelle zone circostanti, non è certa.

IL personaggio che Dante incontra , dunque, non ha nulla a che fare con Fiorenzuola e neppure il fatto seguito alla sua profezia, che riguarda due personaggi di Fano: l'assassinio di Guido del Cassero e Angiolello da Carignano ad opera di Malatestino di Rimini, di cu abbiamo già parlato.

Il vento di Focara è una metafora della impotenza di fronte alla natura e del rapporto di devozione a cui si affida chi vive il mare.

(E fa' sapere ai due migliori uomini di Fano, a messer Guido del Cassero e anche ad Angiolello da Carignano, che, se la nostra preveggenza non è vana, saranno scaraventati fuori della loro nave e gettati in un sacco legato a una pietra presso Cattolica, per il tradimento di un feroce tiranno (Malatestino di Verrucchio).

Nettuno non ha mai visto un così grave delitto in tutto il Mediterraneo (tra Cipro e Maiorca), non commesso da pirati o da predoni di Argo (Greci).

Quel traditore che vede solo con un occhio (Malatestino) e che governa la terra (Rimini) che un dannato qui con me vorrebbe non avere visto mai, li indurrà a venire a parlare con lui; poi farà in modo che a loro non servano preghiere e voti contro i venti di Focara».)

Oggi i venti di Focara invitano alle passeggiate a piedi o in bici, al volo col deltaplano, ai bagni in un luogo riparato e selvaggio; sono arrivate anche le barche, attraccate nel piccolo porto della Vallugola o di passaggio e ad assaporare le piadine. Oggi il luogo citato da Dante lo percepiamo proprio come paesaggio e anche come punto di vista privilegiato sul paesaggio circostante, a trecentosessanta gradi dal cosiddetto Tetto del Mondo: lo sguardo arriva agli appennini, alla riviera romagnola, a Gradara, la nostra prossima tappa.

INFERNO CANTO XXVIII

Un altro, che forata avea la gola
e tronco ’l naso infin sotto le ciglia,
e non avea mai ch’una orecchia sola,66

ristato a riguardar per maraviglia
con li altri, innanzi a li altri aprì la canna,
ch’era di fuor d’ogne parte vermiglia,69

e disse: "O tu cui colpa non condanna
e cu’ io vidi in su terra latina,
se troppa simiglianza non m’inganna,72

rimembriti di Pier da Medicina,
se mai torni a veder lo dolce piano
che da Vercelli a Marcabò dichina.75

E fa sapere a’ due miglior da Fano,
a messer Guido e anco ad Angiolello,
che, se l’antiveder qui non è vano,78

gittati saran fuor di lor vasello
e mazzerati presso a la Cattolica
per tradimento d’un tiranno fello.81

Tra l’isola di Cipri e di Maiolica
non vide mai sì gran fallo Nettuno,
non da pirate, non da gente argolica.84

Quel traditor che vede pur con l’uno,
e tien la terra che tale qui meco
vorrebbe di vedere esser digiuno,87

farà venirli a parlamento seco;
poi farà sì, ch’al vento di Focara
non sarà lor mestier voto né preco".90